Ci son alcuni posti che consolano. Soprattutto quando si fa riferimento ai luoghi in cui sedersi a tavola e consumare cibo. Avete presente quelle giornate in cui si è più stanchi del solito e si ha assolutamente bisogno di una carezza per il cuore?
Ecco, la Baitella di Songavazzo (Bg), che si trova in una delle valli bergamasche (la valle Seriana), è proprio uno di questi posti.
Non solo per la buona cucina di sostanza, ma anche per la cura e l’ambiente in cui ci si trova avvolti una volta entrati nel locale.
La vista. Il giardino, utilizzabile nel periodo estivo, regala una vista meravigliosa sulla Presolana: solo questo vale il viaggio.
Il legno e la sua lavorazione. Una grande passione di Renzo Scandella, che conduce il locale da oltre 40 anni insieme alla sorella Lella (in sala), alla supervisione costante del papà e all’aiuto del figlio Pietro. La Baitella vanta ormai una storia lunga e, in diverse modalità al passo con i tempi e il corso degli anni, ha sempre rappresentato un luogo di aggregazione e convivialità per le persone di questa zona, nonchè punto di riferimento per la buona cucina nostrana. La passione di Renzo (che ha coinvolto anche Pietro), che solitamente lavora in cucina, è legata al legno e alla sua lavorazione, rendendo così il suo locale sempre in divenire. Gli interni, così come gli esterni, sono rigorosamente in legno e costruiti interamente da Renzo e Pietro. Un rinnovo continuo, non tanto nella cucina, quanto negli allestimenti, che lo rende un luogo che sa di casa, caldo e accogliente. Varcando l’ingresso si inizia con il “respirare” intensamente questa grande passione: anche questo fa parte dell’esperienza sensoriale.
La buona cucina nostrana. Quantità e qualità: la convivenza di queste due caratteristiche sembra una cosa scontata, ma non è così. Non sempre vanno a braccetto, ma qui sì. L’amore di Renzo e Lella per il proprio locale, la propria famiglia e il proprio lavoro non li fa desistere dal proporre una cucina concreta, che non lascia dubbi: buona e ben fatta. I salumi locali, rigorosamente selezionati, così come i formaggi sia caprini che vaccini sono prevalentemente prodotti in zona. La polenta è preparata con il mais coltivato proprio a Songavazzo; le paste all’uovo e le ripiene sono tutte preparate in casa. Quando Renzo racconta del proprio lavoro lo fa con una naturalezza sconcertante, senza sovrastrutture e parole vuote. Perchè quando c’è sostanza, non serve altro.
Nel menu si possono trovare, oltre ai classici antipasti, i piatti che hanno fatto la storia di questo locale, come le tre tartare o la battuta di cervo affumicata, ma anche i casoncelli alla Baitella, dal ripieno particolare, dalla forma a parallelepipedo e dalla dimensione generosa. Non i soliti casoncelli insomma. Anche piatti come le foiade con i funghi porcini e i pizzoccheri sono proposti con la pasta fresca preparata in cucina. Poi, dalla griglia sono varie le proposte sia a base di manzo che maiale, ma anche agnello: dalle classiche costolette, fino alla grigliata mista o le tagliate. Ma anche il filetto di maialino con tartufo e polenta.
La cotoletta di Pasquetta. Ma la parte forte arriva ora, con la cotoletta di Pasquetta, quella gigante accompagnata da anelli di cipolla fritti, patate fritte e verdure grigliate (per pulire la coscienza). Non è vitello, ma maiale: la costoletta viene tagliata come la classica orecchia di elefante e panata con pane grattuggiato grosso e grissini sbriciolati. Infine fritta in abbonadante burro chiarificato. Una vera golosità, servita per due persone, è in grado di raddrizzare anche la peggiore delle giornate.
Gli spaghetti della Baitella. Un piatto (in verità vengono serviti in una scodella) che ha fatto la storia di questo posto, dando da mangiare ai tanti lavoratori che si fermavano qui in pausa pranzo. Nato un po’ per caso, si tratta di spaghetti conditi con abbondante sugo a base di funghi e pomodoro. Sono molti quelli che li chiedono ancora, soprattutto durante la pausa pranzo. Attenzione: porzioni per veri eroi!
Un luogo che riscalda l’anima, dove rifugiarsi in cerca di una coccola golosa.
Parole di Lara Abrati
Foto di Matteo Zanardi