Ci sono luoghi in cui è possibile respirare le vicissitudini che hanno ospitato. Dalle più banali e semplici, fino a pezzi più o meno importanti della storia vera e propria di una città.
È quello che accade all’Osteria Tre Gobbi di Bergamo, situata nel cuore della città, oggi è il regno dello chef Marco Carminati, ma questa è la sua storia più recente che guarda al futuro.
Varcando la porta è possibile entrare in un vero e proprio mondo a parte, in cui è davvero facile percepire l’atmosfera della vera osteria di città: un luogo in cui poter trovare facce simpatiche, familiari, un luogo in cui è viva la socialità semplice di un tempo. In cui è facile stabilire relazioni e scambiare due parole con chi, quel posto, lo frequenta quotidianamente.
È il luogo di Beppe, 98 anni e con un passato da architetto, che ogni giorno si ferma a pranzo; è il luogo del novantenne Giossi, che non manca di salutare con una delicata e amichevole pacca sulla spalla; è il luogo dell’ex-campione Carlo, 88 anni, con un passato da nuotatore; ma anche dell’artista Fabrizio, del sacrista Giulio, del fotografo Riccardo e… di molti altri ancora. Una vera osteria che cambia aspetto in relazione al momento della giornata in cui la si frequenta.
Da pochi mesi lo chef Marco Carminati ha sostituito l‘oste Marco Ceruti alla guida del locale che, pian piano, sta rinnovando la proposta pur mantenendo e conservando l’identità forte dell’osteria.
Marco Carminati, dopo alcuni anni di lavoro nel settore chimico, decide di dedicarsi al mondo del cibo, che lo coinvolgeva già come grande appassionato con alle spalle una consistente formazione all’assaggio nel mondo del vino, dei distillati e del formaggio. Non solo, in pochi anni è riuscito ad assaggiare la cucina di ben 290 ristoranti stellati italiani e internazionali.
La sua curiosità e la sua intraprendenza sono state essenziali nel determinare il suo percorso, tanto che arriva all’Osteria Tre Gobbi nell’agosto 2016: c’era da impostare tutta la proposta gastronomica e, pian piano, si è arrivati a quello che è oggi: un ristorante aperto sia a pranzo che a cena con un menu creativo e non banale. “Amo le frattaglie – racconta lo chef – per questo motivo cerco di utilizzarle e interpretarle al meglio: sono infatti una materia prima molto versatile che, se lavorate nel giusto modo, possono regalare notevoli soddisfazioni per il palato”.
In cucina con Marco ci sono Luca Scarpellini, Anita Alpi e Roberto Filippini.
Tra i piatti sempre presenti, oltre ai tradizionali e alle frattaglie, l’anatra, cucinata e proposta in maniera diversa in base ai periodi.
Un locale ideale per chi ama la cucina onesta, sincera, con un menu che propone a rotazione i grandi classici della tradizione bergamasca e, con una visione più allargata, della cucina regionale italiana. Il menu si rinnova spesso, con cambi bimestrali.
Tra gli antipasti, dai taglieri fino al cervello fritto, servito su catalogna, scalogno brasato con una riduzione di tamarindo e peperoncino.
Passando ai primi, i classici casoncelli alla bergamasca artigianali, preparati nel locale, oppure per gli amanti delle chiocciole, il risotto agli spinaci con lumache saltate al burro con fondo di capretto. Infine, tra i secondi merita menzione l’anatra: in tartare con caviale Cavisius e Fernet o cotta servita su patata schiacciata con il suo fondo.
Simpatico il tiramisu, ispirato ad un piatto dello chef britannico Heston Blumenthal.
Un luogo di scambio, con una solida storia alle spalle, ma con un grande futuro tutto da scrivere e da assaggiare sotto la guida di Marco, con tante novità in arrivo.
Parole di Lara Abrati
Foto di Matteo Zanardi