Siamo in provincia di Bergamo, per la precisione a San Paolo d’Argon, a pochi km dalla città e dal cuore della Valcalepio.
Un territorio il cui mondo del vino è in grande effervescenza e cambiamento.
Da un lato, una storia recente che ha puntato molto sulla promozione e produzione di vini rossi con taglio Bordolese, in cui il Merlot e il Cabernet sono stati per molto tempo i protagonisti. Attori, in realtà, di una storia di successo parziale, che ha visto negli ultimissimi anni il susseguirsi di viticoltori che, nel loro piccolo, hanno iniziato a fare scelte tra le più diverse, atte a valorizzare territorio, cultivar e vinificazione. La curiosità e l’impegno di questi vignaioli si è spinta oltre rispetto alle prescrizioni dei disciplinari di produzione a tutela delle denominazioni, stimolando passi indietro rispetto alle stesse, che si stanno dimostrando vere e proprie spinte verso il nuovo.
Come nel caso dell’azienda agricola Pecis, che negli ultimi anni ha osato un poco di più, con la produzione di nuove referenze che ben si inseriscono nel contesto vitivinicolo bergamasco. Ecco che troviamo la produzione di alcuni vini tutelati dalla Denominazione di Origine Controllata locale, ma anche e soprattutto di vini che si muovono all’interno del mondo dell’Indicazione Geografica Protetta (Bergamasca IGP), denominazione che lascia più spazio alla creatività.
Come nel caso di Solemne, un vino bianco Bergamasca IGP ottenuto dalla vinificazione di uve provenienti dalle cultivar Chardonnay, Pinot Bianco e Moscato Giallo, quest’ultimo abbastanza presente in molti vigneti di queste zone. Abbiamo potuto assaggiare l’annata 2019; si tratta di un vino bianco molto fresco, nonostante la sua anzianità: i suoi 5 anni infatti li porta benissimo. Dalla bella persistenza e dalla grande pulizia, un vino che abbiamo trovato interessante e piacevole da bere. Il suo colore è giallo paglierino non troppo carico e, all’assaggio, la sua bella freschezza solletica fin da subito il palato lasciando poi spazio agli aromi secondari e terziari, come quelli di frutta matura, ma anche vaniglia e spezie. La vivacità di questo vino è probabilmente data dalla presenza di Chardonnay e Pinot Bianco in parti uguali, così come le note fruttate, che ben si legano all’aromaticità più complessa del Moscato Giallo. Ma anche il processo di vinificazione ci ha messo del suo; le uve Chardonnay compiono i 2/3 della loro fermentazione in barrique, per poi rimanerci per ulteriori 6 mesi. A primavera, le tre partite di vino vinificate singolarmente vengono assemblate prima dell’imbottigliamento. A seguire, un lungo affinamento in bottiglia, pari ad almeno 3 anni.
Le uve utilizzate per la produzione di questo vino provengono da vigneti dall’età considerevole, son stati impiantati tra il 1982 e il 1987 con una densità di circa 3000 piante ad ettaro. Una bassa densità che caratterizza anche la forma di allevamento scelta: il Casarsa, nel quale un fusto alto sostiene il cordone permanente da cui crescono verso il basso i capi a frutto, che si rinnovano ogni anno grazie alla potatura invernale.
Un vino che regala buone sensazioni, bella beva e una complessità che lo rende adatto ad abbinamenti particolari, come ad un bel piatto di formaggi stagionati e dai sapori decisi. Un vino da tenere a portata di mano anche per il suo rapporto qualità-prezzo: dal costo non eccessivo (14,50 euro in cantina a pubblico) è un vino bergamasco che può dare grande appagamento a tutti. Potremmo definirlo, come scritto nel titolo, un vino buono, giusto… ma solemne!
Parole e fotografie di Lara Abrati