La Franciacorta, i suoi vini spumanti, il Metodo Classico. Questa è la tipica associazione mentale se si pensa allo stesso momento a questo territorio e al vino che vi si produce. Ma non è sempre così e non è stato sempre così. Il vino in alcune zone della Franciacorta lo si è sempre prodotto. Non un vino spumante, un vino fermo, sia bianco che rosso. Un vino agricolo, quello consumato in famiglia, come sostentamento delle realtà rurali del passato. A Rovato in particolare, alle pendici del Monte Orfano, si trova anche il Convento della SS. Annunciata, circondato da numerosi vigneti utilizzati in passato(da secoli) per la propria produzione di vino. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce Pianora, la piccolissima azienda agricola che dal 1986 coltiva i propri vigneti con metodo biologico e produce vino rosso, dapprima come mera passione, ma da alcuni anni, grazie all’arrivo di Matteo Efrem Rossi nella conduzione di vigneto e cantina, l’attenzione è man mano aumentata fino ad arrivare alla produzione di diverse tipologie di vino rosso, tra basi, riserve e due vini aromatizzati.

La filosofia alla base delle sue produzioni è quella ormai ricorrente per la nuova generazione di vignaioli: attenzione massima agli interventi nell’ettaro e mezzo di vigneto e minima interazione in cantina, per permettere al vino di esprimere al massimo il proprio terroir (che non dimentichiamo, raccoglie anche l’imprinting dato dal fattore umano, dai secoli di storia agricola, dal seppur minimo intervento dell’uomo; starei attenta a non far diventare il concetto di terroir un’utopia).
Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, sono coltivati su vecchi terrazzamenti la cui pendenza raggiunge anche il 50%: la loro perfetta esposizione a Sud ne permette la massima espressione, riducendo l’umidità e favorendo la corretta maturazione delle uve.


In cantina, le basi vengono prodotte vinificando i singoli uvaggi (ma anche le uva provenienti dai singoli pezzi di vigneto in relazione alle caratteristiche delle piante), poi assemblando e lasciando affinare il vino in legni usati, quasi esausti, al fine di ammorbidire il tannino senza imprimere l’aroma tipica dei vini affinati in legno nuovo.


VI presento quindi i vini. Lo storico Pendio, il vino “base”, un Sebino rosso IGT prodotto con una bella quantità di Cabernet franc e, a seguire, il Cabernet Sauvignon. Un vino facile da approcciare, da bere senza pensieri abbinato anche ad un semplice pane e salame. Poi Tersicore, la prima riserva prodotta con uve di vecchie piante di Cabernet Sauvignon che vivono con inerbimento completo da ormai oltre 37 anni. Viene affinato in vecchie barrique per almeno 16 mesi e poi riposa almeno un anno in bottiglia. Terrazze è invece prodotto con Merlot in purezza ed è un vino affinato solo in acciaio. A differenza di Pendio, le uve per la produzione di questo vino sono coltivate su terrazze dalla pendenza più dolce, tanto che pure la parcella di vigneto è stata ribattezzata con questo nome. A questo punto, gli utlimi due nati. Flamingo, il rosè, bello beverino e perfetto da bere in queste mezze stagioni (calde calde) e Riva del Ciliegio, la seconda riserva. Un vino pensato e ragionato, prodotto per la prima volta con le uve del 2021. Prodotto con le uve provenienti dalle stesse vecchie viti di Cabernet Sauvignon dell’altra riserva, ma solo negli anni propizi. Il vino affina per 14 mesi in barrique usate e poi qualche mese in bottiglia.

Infine, un progetto nato quasi per caso, ma che meriterebbe un servizio dedicato (ci sarà!). L’erborista, il vino aromatizzato proposto in due versioni. Un Vermouth ideale per l’aperitivo, più dolce e beverino, e un prodotto cosiddetto da meditazione, ideale per gli appassioanti del genere. Entrambi sono perfetti sia da gustare tal quale che per divenire interessanti ingredienti nell’ambito della mixology.
Ah ma non ho parlato del vero protagonista! Di lui, Matteo Efrem Rossi, che da alcuni anni ha messo tempo, testa, ma soprattutto cuore, in questo progetto in continua crescita e trasformazione. Con una formazione nell’ambito artistico, oggi porta avanti con passione l’azienda agricola Pianora e lavora come erborista nell’attività di famiglia. Questo di Pianora, è l’ennesimo progetto di coraggio, tra i tanti che incontro sulla mia strada. Progetti e persone che mi interessano, mi affascinano e mi donano piccoli spunti che aiutano nel dare alla realtà quotidiana tocchi di colore e guizzi di vivacità.

Produrre rossi in un territorio ormai conosciuto e riconosciuto per la sua produzione di vino bianco spumantizzato è semplicemente eroico. Ma lo è ancor di più grazie al fatto che Matteo ha scelto di produrre questi vini in controtendenza, seguendo la propria strada e la propria traccia. C’è una bella differenza tra fare le cose in controtendenza rispetto al farle in contrapposizione. La contrapposizione trae forza dal favorire un’immagine negativa, di confronto continuo e di contrasto a qualcosa, non sempre avendo idee e proposte di sostanza. La controtendenza nasce invece dalla voglia di proporre qualcosa di diverso da ciò che è la via dominante, con una propria identità e senza alcun confronto e conflitto. Cosa che molti “piccoli e nuovi” del mondo del vino dovrebbero a mio umile e inutile avviso imparare.

Pianora ne è un esempio virtuoso.
Per CONTATTI: www.pianoravini.com
Parole e foto di Lara Abrati