Parlare con Luciano Chenet, vignaiolo bergamasco e titolare de Le Driadi di Palazzago (Bg), è sempre illuminante e piacevole. Sarà per la sua pacatezza, sarà per il suo sguardo orgoglioso e felice, sarà per la sua semplicità d’animo e la sua umiltà, fatto sta che fare quattro chiacchiere con lui regala sempre belle senzazioni, soprattutto se si condivide un buon bicchiere di vino. Ci siamo incontrati per qualche scambio e per un assaggio, ma è arrivato con una bottiglia di questo vino rosso, da bere un po’ fresco. “Ti ho portato questa bottiglia da assaggiare, è una prova, mah assaggialo” dice sogghignando. Non ho fatto a meno di leggere tra le righe. Sarà stato pure una prova, ma sin dal primo sorso non ha fatto altro che stimolarne un altro e un altro e un altro ancora. Wow.
Un vino artigianale a fermentazione spontanea, come tutta la produzione de Le Driadi, con la bella etichetta e la solita bottiglia senza capsula. Ma se il vestito non fa il monaco, per il primo approccio a volte fa la differenza: incuriosisce. Innanzitutto è bene dire che non è tutta farina del suo sacco, ma la progettazione e produzione di questo vino, ControNoia, è condivisa con Roberto.
“Era giugno 2023 e la pioggia del periodo precedente ha stimolato la diffusione della peronospora che non eravamo riusciti a combattere nel modo corretto. Non eravamo pronti a fare trattamenti ogni 3 giorni e a gestire vigne (con la sfogliatura) che, vista l’alternanza di pioggia e caldo, esplodevano di verde. A luglio eravamo demoralizzati. Tanto lavoro per portare a casa poche uve, oltretutto da selezionare per bene. Meno uve voleva dire meno vino e la “noia” per l’avere una cantina vuota comuniciava a prendere il sopravvento. Da qui ho avuto l’idea per combatterla: aprire la cantina a nuove collaborazioni e riempire i serbatoi vuoti. Volevo permettere a qualcuno di utilizzare le mie attrezzature, divertendosi a fare vino. Ho fatto un appello e a questo hanno risposto in due. Uno di loro era Roberto che arrivò con uva Incrocio Terzi, non so di quale clone. Ci siamo quindi divertiti a fare questo vino che poi abbiamo chiamato ControNoia” racconta Luciano.
Contro la noia di una cantina senza vino è nato questo progetto: un vino prodotto con uve provenienti da un vigneto vecchio di Mapello, che non erano mai state vinificate prima d’ora in una cantina.
“Un vigneto grande poco più di 1000 metri, le cui uve sono state vinificate con fermentazione e affinamento in acciaio; dopo la raccolta a metà settembre, ha fermentato molto rapidamente e abbiamo limitato la macerazione sulle bucce a 8 giorni per estrarre meno tannino” dice ancora Luciano.
L’idea era di fare un vino fresco. Un vino dal sentore lievemente erbaceo “questo perchè è stato raccolto leggermente in anticipo – racconta ancora Luciano – in quanto l’Incrocio Terzi non tollera le pioggie in maturazione e le previsioni meteo erano preoccupanti”.
Una produzione che conta 814 bottiglie in totale, tutte imbottigliate lo scorso maggio 2024.
Dopo l’assaggio a circa 14-16 °C, le aspettative per la prossima annata sono alte. Il progetto di Roberto, della moglie Michela e di Luciano continua. Verranno introdotte piano piano alcune novità e per i prossimi anni vediamo quali sorprese ci riserverà il ControNoia.
Un vino nato per caso da persone con la voglia di mettersi in gioco. A volte… basta un po’ di noia per trovare nuove risorse, idee e ispirazioni. Come in questo caso.
Parole e foto di Lara Abrati